Difesa della vita, famiglia, scuola: i tre doni per il Papa

Dal sito della LINFA

IGNAZIO INGRAO
Panorama


All’udienza dal Pontefice il premier porta un pacchetto di interventi per risolvere i problemi che più stanno a cuore a Benedetto XVI. In diplomazia anche il calendario ha la sua importanza. La straordinaria rapidità con la quale Benedetto XVI ha concesso il 6 giugno udienza a Silvio Berlusconi (appena 28 giorni dopo il giuramento del nuovo governo) la dice lunga sull’apertura di credito del Pontefice al nuovo premier. Romano Prodi aveva dovuto attendere 5 mesi per entrare nel Palazzo Apostolico: il suo governo aveva giurato il 17 maggio 2006 ma l’udienza era stata messa in agenda solo il 13 ottobre 2006. Berlusconi ricambia questa attenzione mettendo sul tavolo dei colloqui due impegni che rispondono alle attese profonde della Chiesa: un «piano nazionale per la difesa della vita», dal concepimento alla morte naturale, e una politica per la famiglia, volta anzitutto ad alleggerire il carico fiscale sui nuclei con figli a carico. Le gerarchie vaticane accolgono con favore anche il mezzo passo indietro del presidente del Consiglio sul controverso reato di immigrazione. Ma tutto questo potrebbe non bastare. Il Papa infatti ribadisce con forza la richiesta di sostegno economico alle scuole cattoliche non statali. Nei colloqui con Berlusconi e Gianni Letta, anche il segretario di Stato Tarcisio Bertone sollecita iniziative concrete in questa direzione.Nel Palazzo Apostolico è giunta l’eco del braccio di ferro che si è consumato in seno al Pdl sulla questione delle deleghe in materia di aborto e fecondazione assistita tra due sottosegretari al Welfare: il «tecnico» Ferruccio Fazio, primario dell’Ospedale San Raffaele di Milano, e l’ex portavoce del Family day, Eugenia Roccella, molto apprezzata dai vertici della Cei. Alla fine l’ha spuntata Roccella portando a casa entrambe le deleghe. In gioco ci sono le contestate linee guida per l’applicazione della legge 40, varate dal ministro Livia Turco con il governo già sfiduciato dal Parlamento, che introducono la possibilità di diagnosi preimpianto sugli embrioni. Roccella potrebbe sospendere l’applicazione di tali linee in attesa del pronunciamento della Corte costituzionale, chiamata in causa dal Tar del Lazio, poiché «la legge 40 vieta chiaramente la diagnosi preimpianto e questa non può essere reintrodotta con le norme applicative» spiega a Panorama il sottosegretario. Patto di non belligeranza tra Chiesa e governo invece sulla 194: la legge sull’aborto resta tale e quale, ma in futuro si può prevedere un «tagliando» per verificarne lo stato di applicazione. Pietra tombale su unioni di fatto, unioni gay e testamento biologico.Nel frattempo, lo scorso 15 maggio, il Forum delle associazioni familiari ha consegnato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano oltre 1 milione di firme per chiedere un «fisco a misura di famiglia». Le 258 associazioni promotrici, in sintonia con la Cei, chiedono un sistema di deduzioni dal reddito pari al costo di mantenimento di ciascun figlio o soggetto a carico. Il sottosegretario alla famiglia, Carlo Giovanardi, si è fatto garante dell’introduzione di questo sistema a partire dalla prossima Finanziaria. Il premier Berlusconi rassicura il Pontefice: le deduzioni fiscali saranno previste già nel prossimo documento di programmazione economica e finanziaria e potranno crescere nei prossimi anni. Non si arriverà all’applicazione di un autentico quoziente familiare alla francese, ma il meccanismo delle deduzioni dovrebbe ridurre di fatto le aliquote per le famiglie con figli, riproducendo effetti analoghi al quoziente. Alle deduzioni fiscali potrebbe legarsi l’altra grande partita che la Santa sede si appresta a giocare con la nuova maggioranza: il sostegno alle scuole cattoliche non statali, richiesto con forza dal Papa in occasione dell’ultima assemblea della Cei. L’assenza della sinistra radicale in Parlamento rappresenta un’occasione da non perdere per la Chiesa italiana, se vuole ottenere qualche risultato anche su questo fronte. È venuta meno infatti la principale opposizione in Parlamento al finanziamento pubblico degli istituti non statali. La materia ormai è in larga parte di competenza regionale. A livello nazionale però si possono prevedere adeguate deduzioni fiscali per le famiglie che scelgono scuole non statali per i propri figli. Tuttavia, la Chiesa punta più in alto: chiede allo Stato di farsi carico degli stipendi degli insegnanti degli istituti non statali, secondo il principio che scuole pubbliche e private fanno ormai parte del «sistema scolastico integrato».Convitato di pietra nei colloqui Oltretevere è Pier Ferdinando Casini. Scommettendo sul pareggio elettorale, una parte delle gerarchie ecclesiastiche aveva guardato con favore alla decisione del leader dell’Udc di correre da solo. Visti i risultati, il ruolo di Casini, almeno per il momento, viene ridimensionato e lascia scoperti sia Avvenire, che lo aveva apertamente sostenuto in campagna elettorale, sia Famiglia cristiana, che aveva sollecitato una maggioranza trasversale di cattolici in Parlamento per modificare la legge 194. Più di qualcuno ai vertici della Chiesa auspica ora un rientro dell’Udc nella maggioranza. Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.

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