Riconosciamo le nostre Unioni e Famiglie

Partirà in Autunno la campagna di Arcigay, Arcilesbica, Agedo e Famiglie Arcobaleno per il riconoscimento delle nostre famiglie e delle nostre unioni. In un'Italia sempre più oscurantista e asservita al Vaticano, che si oppone a qualsiasi legge sui diritti, la comunità LGBT* si autoriconoscerà con apposite iniziative con registri e certificazione. Anche Verona non mancherà di fare la sua parte.

L´ULTIMA SFIDA DEGLI OMOSESSUALI "FAREMO NOI IL REGISTRO DELLE UNIONI" L´iniziativa lanciata da Arcigay, Arcilesbica, Famiglie arcobaleno e Agedo giovedì 11 settembre 2008 da la Repubblica

Mancuso: apriremo il confronto anche con banche e assicurazioni di PAOLA COPPOLA ROMA - «Vogliamo un riconoscimento pubblico della nostra unione».

«Lasciare una traccia della vita insieme ci tutela». Federico ha 35 anni, Matteo 31, da dieci anni stanno insieme, da due dividono anche una casa a Bologna. Sono una coppia per gli amici con cui escono la sera, per i colleghi, davanti a genitori e parenti. Lo sanno tutti. Sono invisibili soltanto per lo Stato. Federico e Matteo si iscriveranno al "registro nazionale delle coppie gay". Un registro pubblico e autogestito, su scala nazionale, che vuole documentare e riconoscere l´esistenza di migliaia di convivenze, dare visibilità alle unioni di fatto tra omosessuali. L´iniziativa - che è promossa da Arcigay, Arcilesbica, Famiglie arcobaleno e Agedo (Associazione di genitori di omosessuali) - sarà inaugurata con un evento pubblico in almeno 60 città italiane: «Ci saranno celebrazioni collettive e iscrizioni di coppia, ci si potrà registrare nelle piazze, nei condomini, nei giorni successivi si dovrà andare nella sede locale delle organizzazioni», anticipa Aurelio Mancuso, presidente di Arcigay. Data prevista per l´apertura del registro l´8 e il 9 novembre, anche se si attende la conferma del consiglio nazionale di Arcigay del 20 settembre. «Dopo la delusione della campagna sui Pacs vogliamo puntare sulle iniziative dal basso. Chiediamo alle coppie di mostrarsi alla luce del sole, di fare un atto di impegno civile e di visibilità, per ritornare a far pressione sulla politica», chiarisce Mancuso. Poi precisa: «Il registro delle famiglie omosessuali non ha un valore esclusivamente simbolico. Nel nostro paese, che è ormai un caso isolato nell´Unione Europea, la politica è rimasta indietro rispetto ai segnali che arrivano dall´economia e dalla società, per questo motivo il registro servirà anche ad aprire un confronto con le imprese, come banche e assicurazioni, che hanno dimostrato dei segnali di interesse verso queste realtà ormai consolidate». L´obiettivo della campagna è di colmare un vuoto normativo, dare un respiro nazionale e organizzato ai registri simbolici delle unioni civili che esistono in alcuni casi a livello locale, fare uscire dal cono d´ombra queste coppie in attesa che la legge riconosca loro diritti e doveri, regolamenti le convivenze, dia valore al progetto di una vita in due anche al di fuori del matrimonio e tra persone dello stesso sesso. In concreto, per iscriversi al "registro nazionale", davanti a due testimoni, si firmerà un documento di unione che - chiarisce Paolo Patanè, responsabile giuridico di Arcigay - «qualifica la coppia di fatto, conferma la convivenza, fornisce informazioni sulla privacy e chiede la trascrizione dei nomi».Le coppie si impegnano al reciproco sostegno morale e materiale. Acquisiscono dei vantaggi ma minimi rispetto a quelli che garantirebbe una legge. «Ad esempio - continua Patanè - in uno statuto comunale che attribuisce uguali diritti a sposati e conviventi potrebbero concorrere per l´attribuzione di alloggi popolari o l´assistenza domiciliare». E aggiunge: «Il registro comunque stimolerà una mappatura delle coppie e sarà un primo passo verso il loro riconoscimento sostanziale».Un comitato di giuristi sta mettendo a punto la formula del documento da sottoscrivere. Continua Patanè: «Studiamo la possibilità che la registrazione comporti delle agevolazioni da concordare con imprese private per l´accesso a un mutuo o accordi con le assicurazioni. Ma queste soluzioni non si sostituiscono al dovere dello stato di riconoscere e garantire diritti e doveri anche a queste coppie», precisa il giurista e ricorda che nel maggio scorso una sentenza della Corte di Cassazione ne ha riconosciuto il valore di famiglia. In attesa di una risposta dalla politica, da noi si muovono le associazioni.

Se volete organizzare un'iniziativa o una cerimonia per il riconoscimento della vostra famiglia o unione, possiamo farlo assieme.
Chiamateci al 349.3134852 - o tramite e.mail a:
familygay.verona@gmail.com

Improvvisamente l'inverno scorso


Un po' di date:

1976 GustavHofer (a destra) nasce a Sarentino, in Alto Adige.
2000 Si conoscono all’entrata di un teatro, sempre a Roma. “È amore a prima vista. Tre giorni dopo siamo andati a vivere insieme”.
2007 Il governo Prodi presenta il ddl sui Dico. Poi cade per un voto, quello del senatore a vita Giulio Andreotti, contrario al riconoscimento delle unioni di fatto. La legge non verrà mai approvata.
2008 “Improvvisamente l’inverno scorso”, il loro documentario sui Dico, viene premiato con la menzione della critica la Festival di Berlino (http://www.improvvisamentelinvernoscorso.it/).
GUSTAV HOFER E LUCA RAGAZZI hanno girato un documentario pieno d’ironia sul viaggio loro e dell’Italia alla ricerca dei Dico. E sul perché è fallito.
Il vostro film sui Dico, “Improvvisamente l’inverno scorso”, è uscito un anno fa. È finito nei cinema e nelle tv di 4 continenti, da New York a alla Corea. In Italia non l’ha visto quasi nessuno: perché?
Gustav
: Tutti i distributori cinematografici e le tv italiani che abbiamo contattato ci hanno risposto: “È bellissimo, ma ci dispiace: non è il momento politico per un film così”. Cosa c’entra il “momento politico”?
Gustav: Sostenevano che è scomodo un po’ per tutti: per la Chiesa come per il Pd. Lo abbiamo dovuto portare nei cinema in modo carbonaro, grazie al sito (http://www.improvvisamentelinvernoscorso.it/ ). E così abbiamo fatto comunque 12mila spettatori: per una non distribuzione è tanto. Scomodo? Cosa c’è nel documentario?
Gustav: Raccontiamo come non è stata fatta la legge sulle unioni di fatto. Ho deciso di girarlo il giorno in cui è caduto il governo Prodi per il voto mancante del senatore a vita Giulio Andreotti. Che ha negato la fiducia perché il governo aveva appena presentato il disegno di legge sui Dico. Mi sono detto: non è possibile che al giorno d’oggi non sia passata neppure una legge così, che era pochissimo.
In che senso, pochissimo?
Luca:
Perché si trattava di diritti a rate, la maggior parte arrivava dopo 8, 9 anni. Era pura burocrazia, per ottenere cose minime come il subentro nell’affitto. Ma visto che i media non l’hanno raccontato, la gente ha pensato che i Dico fossero il matrimonio gay e l’adozione.
Per spiegare i Dico, così, avete raccontato di voi, che state insieme da 8 anni...
Luca: Ormai nove! E sì, abbiamo voluto metterci la faccia.
Gustav: In tutti quei mesi di discussioni il tema della coppia gay era diventata una cosa astratta. Come spesso succede in Italia, sui media e in particolare in tv, non si parla mai dei fatti, ma solo delle polemiche. Noi volevamo mostrare che i Dico sono diritti di persone.
E perché siete andati alle manifestazioni di Comunione e Liberazione, al Family Day e ai cortei dell’estrema-destra?
Gustav:
Per capire le ragioni degli altri.
Le avete capite?
Luca: Abbiamo scoperto che molti ripetevano gli slogan sentiti in quei giorni in televisione. Gustav: C’era la deputata della Lega Carolina Lussano in tv, che urlava: “Con i gay non c’è procreazione, il mondo si estinguerebbe!”
Luca: E il giorno dopo uno ce l’ha detto per strada: il mondo si estinguerebbe.
Gustav: O ripetevano quello che aveva detto il presidente della Cei Angelo Bagnasco, che pedofilia e incesto vanno insieme all’omosessualità.
Nel film siete particolarmente duri con la Chiesa: non avete esagerato?
Luca:Non siamo duri con la religione. Siamo duri con la posizione politica del Vaticano, soprattutto nella figura di questo papa.
Gustav: È la Chiesa che ha provocato questa chiusura
sui Dico. Ma ci è riuscita perché i politici non hanno avuto il coraggio di metterle un limite e ricordarle che siamo in uno Stato laico, in si fanno le leggi per i cittadini, non soltanto per i cattolici. Anche col Pd non siete teneri: perché?
Gustav
: La coalizione di Prodi aveva nel programma la legge sulle unioni di fatto. Dopo che il suo governo è caduto la prima volta, l’ha abbandonata a se stessa. E l’ex ministra Barbara Pollastrini ci ha detto che nel Pd c’è un grande disagio sui Dico, perché viene considerato come un tema che
riguarda poche persone, per cui non porta voti. È aberrante.
Andare da chi era contrario alle unioni gay e dire noi siamo una coppia è stato difficile?
Gustav: No. È stato difficile accettare quello che ci rispondevano. C’è chi ci ha persino detto che non siamo una coppia.
Luca: Ma quando siamo stati al corteo dell’estrema destra abbiamo avuto paura. Se non tiravo via Gustav ci menavano.
Una cosa che la gente vi ha detto spesso è stata: “Perché uno deve dirmi che è gay? non voglio sapere cosa fa a letto!”...
Luca: Quella è la violenza più grande. In pratica ti chiedono di mentire, omettere, dissimulare. Perché? Non è che ti racconto quale posizione preferisco. Quello sì è privato. Ma il fatto che sono omosessuale è pubblico, non privato.
Perché pubblico?
Luca: Perché fa parte del mio stare al mondo.
Gustav: E invece, in Italia, al lavoro ci devo pensare tre volte prima di dire se porto il mio fidanzato. È una violenza,
Luca: Salvo poi scoprire che, se racconti le cose come stanno, dopo lo sconcerto iniziale la gente è quasi sempre disposta
ad accettarlo. Vede che non c’è niente di sbagliato né di minaccioso.
Alla fine del documentario voi vi “sposate”...
Luca: Sì ma dentro al discount “Dico”. Ci faceva troppo ridere!
Gustav: Il “discount italiano” per il discount dei diritti.
Elena intervista di City del 09 settembre 2008

Famiglie, Coppie e Genitori LGBTQI Verona

Famiglie LGBTQ è il Blog di tutte le famiglie, le coppie e i genitori LGBTQI di Verona. Il nostro scopo è il pieno riconoscimento dei diritti per le nostre famiglie e per le nostre unioni.
Se volete ricevere informazioni su di noi, lo potete fare scrivendoci una e-mail: familygay.verona@gmail.com - Altre informazione le trovate presso le sedi delle associazioni e dei gruppi LGBT veronesi.