Arcigay scrive al movimento lgbt francese


Dopo la manifestazione anti matrimonio gay, non priva di violenze ed odio verso la comunità lgbt, il presidente di Arcigay, Flavio Romani scive agli amici francesi.
Cari amici di “MAG jeunes LGBT”,
il 16 dicembre prossimo sarete in piazza a Parigi, insieme a decine di associazioni francesi ed europee, per dire basta alla crociata omofoba che si sta abbattendo contro il matrimonio “pour tous” e cioè “per tutti”, senza distinzione di genere.
Manifesterete per difendere il valore dell’uguaglianza tra tutte le persone indipendentemente dall’orientamento sessuale. La stessa uguaglianza che è principio e valore della pacifica convivenza e che non può essere messa in discussione da precetti religiosi e morali.
Proprio per questo Arcigay si unisce alla vostra manifestazione sia per condannare l’omofobia che è un insulto alla democrazia e alla civiltà, sia per ribadire il nostro sì incondizionato al valore del matrimonio civile tra persone dello stesso sesso quale unica strada per garantire a tutti i cittadini vera e totale parità.
Come sapete in Italia non esiste nessuna legge che garantisca agli affetti di gay e lesbiche una qualsiasi regolamentazione giuridica, né esiste nessuna legge che ci tuteli dall’odio omo-transfobico. Saremo idealmente in piazza con voi a Parigi anche per questo: è una vergogna che in Italia, uno dei paesi che è stato promotore dell’Unione Europea, la discriminazione sia ancora di casa. La vostra lotta è la nostra lotta, insieme riusciremo a portare nei nostri paesi la piena uguaglianza per le persone gay, lesbiche e trans.
Flavio Romani
presidente nazionale Arcigay

Nuova Zelanda apre ai matrimonio gay. Dal parlamento primo sì a grande maggioranza

Nuova Zelanda apre ai matrimonio gay. Dal parlamento primo sì a grande maggioranza

La proposta dell’opposizione laburista, ha superato la prima lettura in Parlamento a pieni voti: 80 a favore e 40 contrari. Voto storico


WELLINGTON – La Nuova Zelanda aprirà il matrimonio agli omosessuali. La proposta di legge, portata avanti dall’opposizione laburista, ha superato la prima lettura in Parlamento a pieni voti: 80 a favore e 40 contrari. Questo clamoroso successo per il controverso disegno di legge chiamato ‘Marriage (Definition of Marriage) Amendment Bill’, rende praticamente certa l’approvazione definitiva. Festeggiamenti e applausi hanno accompagnato quello che è stato definito un voto storico. «Mi aspettavo – ha commentato Louisa Wall, firmataria del disegno di legge – di ottenere 61 voti (il minimo richiesto per avere la maggioranza alla Camera che conta 121 seggi). Averne presi 80 è una cosa davvero speciale». La proposta di legge era stata duramente contestata dalla chiesa cattolica e da varie comunità religiose, e ha diviso partiti e l’opinione pubblica. APPROVAZIONE DEFINITIVA – Nonostante quest’importante vittoria, l’apertura del matrimonio ai gay non è imminente.

Luca Possenti di Famiglie Arcobaleno scrive a Rosy Bindi

Postato sulla bacheca FB di Rosy Bindi:

Sig.ra Bindi, 
probabilmente non leggerà mai queste mie parole qui su Facebook, ma spero che un suo zelante collaboratore riesca ad inoltrargliele. Insomma, uno ci prova in tutti i modi, no?

Le sue idee sui diritti LGBT sono arcinote purtroppo. E trascinano il PD giù nel gorgo delle sabbie (im)mobili in cui versa il nostro paese. Immagina bene che i recenti fatti hanno deluso e adirato il movimento LGBT ancor più di quanto già non fosse. Me in primis.

Quello che però non ho mai capito e che nessuno di voi che si ostina a contrastare l'allargamento del matrimonio alle coppie omosessuali (che, ricordo, non è vietato esplicitamente dalla Costituzione, non è scritto da nessuna parte) è mai riuscito a spiegarmi è il motivo per cui la mia relazione d'amore che dura da oltre 16 anni con il mio compagno dovrebbe essere differente davanti allo Stato da una qualunque altra relazione tra due cittadini eterosessuali.
Ripeto: sto parlando di matrimonio civile (non mi tiri fuori riti religiosi o radici cristiane dell'Europa, che sappiamo bene essere bugie fuorvianti), che in fin dei conti è un contratto tra due persone firmato davanti ad un rappresentante dello Stato e che prevede diritti e doveri da parte di ognuno.
E per favore parliamo di matrimonio, non di matrimonio gay: perché non è che la mattina, quando mi alzo, faccio una colazione gay, mi lavo i denti con un dentifricio gay, vado a lavorare con la mia automobile gay e la sera faccio ritorno nella mia casa gay. Anche il lessico è importante e usarne uno diverso solo per alcune persone crea di fatto una discriminazione. Quindi che di matrimonio si parli. Con tutti i diritti e i doveri annessi.

Inoltre vorrei far notare a lei e a tutti coloro che agitano lo spauracchio delle adozioni agli omosessuali che, seppure il diritto all'adozione per single e gay è una battaglia che appoggiamo, non è certamente la prima. I figli infatti li abbiamo già, si informi, la prego, e questi cittadini italiani hanno bisogno di tutele come tutti gli altri. Cerchiamo dunque di colmare il vuoto legislativo che esiste e il più in fretta possibile.
Lei si è sempre opposta alle famiglie omogenitoriali, ma sempre, credo (altrimenti non ne parlerebbe in quei termini denigratori), senza averne mai conosciuta una. Ha recentemente affermato di essere contro queste anche "sotto un profilo scientifico". Bene, parliamo di questi studi, mi illustri quali sono e io farò altrettanto mostrandole i maggiori studi e le dichiarazioni delle più grandi organizzazioni e associazioni scientifiche americane e non solo che affermano proprio il contrario di ciò che dice lei. Le faccio inoltre notare che recentemente anche l'Ordine degli Psicologi Italiani ha fatto decise dichiarazioni in favore delle famiglie omogenitoriali. Spero dunque per la sua serietà politica che le sue informazioni siano valide (e non come quelle spacciate per vere da Giuseppe Di Mauro).

Le faccio notare ancora che quello che chiediamo non sono solo diritti, ma anche doveri nei confronti dei nostri partner e soprattutto dei nostri figli. Io, che sono il padre non biologico di nostra figlia, per lo Stato italiano sono un perfetto estraneo: potrei non essere preso in considerazione come genitore nel caso il mio compagno morisse o in caso ci separassimo, ma allo stesso modo potrei abbandonarli in qualsiasi momento e non avere nessun dovere nei loro confronti. Lei crede davvero che sia giusto? Non crede che questi cittadini debbano essere tutelati proprio come tutti gli altri?

Infine ricordo a lei e non solo che ogni volta che fate dichiarazioni contro gli omosessuali (e per favore, non mi ripeta più che voi non ne fate, perché non è così, posso citargliene quante ne vuole; questa ipocrisia è ormai qualcosa che non siamo più capaci di tollerare), ogni volta che fate affermazioni contro la dignità e il rispetto che dovremmo avere in quanto cittadini come gli altri, non fate altro che alimentare l'omofobia di questo paese. Un'omofobia che investe noi e soprattutto i nostri figli: se noi abbiamo le spalle grosse per sopportare ancora una volta le vostre dichiarazioni omofobe, loro purtroppo no e ogni volta che dite che la loro non è una famiglia, infliggete loro una ferita profonda. Pensate prima di parlare e assumetevi le vostre responsabilità!

Parte di quello che ho scritto, l'ho detto all'ultimo Roma Pride in un intervento che qui condivido:
http://youtu.be/iRb2LPUIdeU

Probabilmente sono parole al vento le mie. Però noi continuiamo a lottare per la parità dei diritti e dei doveri, per il rispetto e la dignità che ogni cittadino dovrebbe avere davanti allo Stato (al contrario del PD che ha dimenticato tutta la storia della sinistra; e per favore evitate di dire che il documento presentato al congresso del PD "apre" ai diritti degli omosessuali: recuperate una dignità col silenzio, è meglio).

Rimango a disposizione insieme a tutta la nostra associazione per un confronto.


Luca Possenti
Famiglie Arcobaleno
Associazione Genitori Omosessuali

Francia: Matrimonio gay entro l'anno


Francia, l'annuncio del Ministro della Famiglia: 'Matrimonio gay in un anno' 
Le dichiarazioni del titolare del dicastero Dominique Bertinotti, alla vigilia del Gay Pride. L'obiettivo è mantenere l'impegno preso durante la campagna elettorale 

Venerdì 29 Giugno 2012
Fonte: Repubblica.it  in Vita di coppia




Parigi - Le coppie omosessuali potranno sposarsi in Francia sin dal 2013: è la promessa che fa oggi, sulle pagine del giornale Le Parisien, il ministro francese della Famiglia, Dominique Bertinotti, alla vigilia della Gay Pride, che si terrà domani a Parigi. Il ministro sostiene che il governo manterrà l'impegno preso durante la campagna elettorale di Francois Hollande: si tratta del punto numero 31 del suo programma, in cui è previsto l'accesso al matrimonio e all'adozione per le coppie dello stesso sesso. La procedura potrebbe tuttavia richiedere diversi mesi. "Bisogna prendersi il tempo di redigere il testo e non è poco", ha tenuto a precisare il ministro. Il testo dovrà inoltre ottenere l'ok del Consiglio Superiore dell'Adozione e del Consiglio di Stato prima di poter essere presentato in Parlamento. In Francia il matrimonio gay, che esiste già in paesi europei molto cattolici come Spagna e Portogallo, sarà al centro di un progetto di legge che dovrebbe essere presentato in Parlamento dopo l'estate. Ma il percorso, come ha annunciato il ministro non sarà semplicissimo. Il dibattito sulla parità di diritti anche per lesbiche e gay sarà intenso. La possibilità di sposarsi permetterà infatti agli omosessuali di fondare una famiglia. Secondo le stime nel paese i bambini con genitori gay sarebbero 20.000. Anche se la maggioranza dei francesi è a favore del matrimonio fra persone dello stesso sesso, il ministro Bertinotti deve affrontare forti resistenze. Sabato scorso, incontrando i rappresentanti dell'Unione nazionale delle associazioni familiari si è trovata al centro di una polemica quando ha invocato "uguaglianza tra le famiglie".

Loro hanno detto SI al Matrimonio Gay...e noi?

C'è un mondo che va avanti e non si ferma senza nascondersi dietro la scusa della crisi economica e sociale.
Non esisto problemi o questioni prioritarie. Un paese non cresce solo economicamente, ma cresce anche quando grantisce maggiore felicità ai propri cittadini. Altri paesi questo non lo capiscono o non vogliono capirlo. Francia e Usa lo hanno capito.
Il neo eletto presidente Hollande e il presidente degli Stati Uniti Obama vanno avanti con la legge sul "Matrimonio Gay". Bravi!



La copertina di "Liberation": Loro hanno detto SI al matrimonio gay... e noi?

Europa, quotidiano del Pd contro le nozze gay

Dopo la storica sentenza della Cassazione che riconosce pari diritti alle coppie e alle famiglie lgbt, aprendo finalmente a leggi che riconoscano le unioni fra persone dello stesso sesso, EUROPA, uno degli organi d'informazione del Partito Democratico (PD) prende posizione contro l'eventualità di "Matrimoni gay" nel nostro paese.
A questo punto ci chiediamo seriamente... Ma da cosa si distingue questo Centro sinistra da un centrodestra omofobo e reazionario? E' solo la voglia di rimarcare le differenze di "valori" dentro un partito messo insieme con la colla, oppure per qualcuno c'è l'esigenza di mandare continuamente messaggi oltretevere per assicurarsi la poltrona da qualche parte.



Da " Europa" del 17-03-2012

Il nostro no alle nozze gay

La sentenza della Cassazione che respinge la richiesta di una coppia di omosessuali italiani di registrare il matrimonio celebrato in Olanda, auspicando una legislazione che riconosca «il diritto alla vita familiare» per le coppie dello stesso sesso, ha aperto il dibattito. Ci interessa, in questa sede, fare chiarezza a proposito di alcune dichiarazioni secondo le quali il parlamento europeo, nella sua ultima seduta a Strasburgo, sarebbe andato più avanti sulla strada del cosiddetto “matrimonio gay”. In realtà la relazione annuale del parlamento europeo sulla parità tra uomo e donna per il 2011, presentata da Sophia in ‘t Veld, olandese liberale dell’Alde sull’attuazione delle cinque priorità strategiche della Ue per il 2010/2015 (indipendenza economica, poteri decisionali, lotta alla violenza, gender pay gap, relazioni esterne) non legittima nessuno a dire che l’Europa ha fatto un «concreto passo avanti» sulla strada del riconoscimento delle famiglie gay. Né la Commissione ha raccolto nella sua replica questo aspetto, evidentemente ultroneo rispetto agli obiettivi della sua comunicazione in discussione. È però vero che la relatrice ha introdotto alcuni passaggi che abbiamo giudicato palesemente fuori contesto, strumentali e non condivisibili, per noi come per alcuni altri colleghi del Pd e anche qualcuno dell’S&D. Di qui la nostra decisione di esprimerci contro gli articoli in questione e quindi di astenerci o non partecipare al voto sulla relazione. Il nostro disaccordo muove da motivazioni di contenuto e di fondatezza giuridica. Innanzitutto, perché non spetta alla Commissione europea – come si chiedeva nella relazione – «di elaborare proposte per il riconoscimento reciproco delle unioni civili e delle famiglie omosessuali a livello europeo», pur se tra «paesi in cui già vige una legislazione in materia». Il diritto civile in materia di famiglia rientra infatti nella competenza dei singoli stati membri in base al principio di sussidiarietà. Cosa diversa è il mutuo riconoscimento tra stati membri degli effetti e dei diritti derivanti dalle rispettive legislazioni in materia tra persone di diversa nazionalità o eventuali disposizioni a livello Ue per la tutela dei minori. Obiezioni di metodo e di contenuto riguardano anche il paragrafo nel quale si esprime «rammarico» per l’adozione da parte di alcuni stati membri di definizioni restrittive di “famiglia” con «lo scopo di negare la tutela giuridica alle coppie dello stesso sesso e ai loro figli», in nome del principio di non discriminazione sulla base di sesso o di orientamento sessuale. Prima di tutto vorremmo ricordare che nella maggioranza degli stati membri, tra cui la Francia, vigono legislazioni che riconoscono lo status di famiglia alla coppia di due sessi, unita in matrimonio, salvo prevedere forme diverse di tutela giuridica delle coppie di fatto o di omosessuali (si pensi ai Pac francesi). In Italia, com’è noto, la nostra Costituzione (che su questo tema si è espressa anche con la sentenza n°4184 del 2010) definisce la famiglia come «società naturale fondata sul matrimonio», pur equiparando giustamente i diritti dei figli nati fuori o dentro una famiglia e i diritti/doveri dei genitori. E in quella parola «naturale» c’è il riconoscimento (non l’imposizione) del sodalizio primigenio e fondamentale tra uomo e donna, come cellula fondativa della società e del’umanità, preesistente allo stato, che ha attraversato millenni della storia umana e che lo stato riconosce e tutela con particolare favore. Ma è anche noto che il Pd ha assunto, fin dall’esperienza nel governo Prodi, e in una sua proposta di legge in discussione alla camera, una posizione ufficiale a proposito del riconoscimento delle convivenze etero e omosessuali, prevedendo non già una loro equiparazione allo stato giuridico della famiglia, ma la possibilità di accedere a specifici diritti e tutele. Al di là comunque di questa vicenda, resta un quesito di fondo che meriterebbe un franco e aperto confronto tra noi, anche sollecitati dalla sentenza della Cassazione: il principio di non discriminazione per orientamento sessuale, assolutamente condivisibile sul piano umano, etico, politico e giuridico, può essere invocato per rendere indifferente lo status del matrimonio rispetto alla sua natura e cultura di compresenza di un uomo e di una donna, fondata sulla reciprocità della differenza sessuale e orientata (non certamente vincolata) alla procreazione, senza provocare una mutazione antropologica e un indebolimento della costruzione dell’identità sessuale di bambini e bambine? Forse è giunto il momento, per noi del Partito democratico nel gruppo S&D, di interrogarci in profondità e con reciproco rispetto su questa tematica a partire da qualche interrogativo scomodo, piuttosto che attraverso i segnali di fumo degli emendamenti nelle aule parlamentari. 

Silvia Costa e Patrizia Toia

La Cassazione: Famiglie LGBT pari diritti


Arcigay. Cassazione: pagina storica per i diritti delle coppie lgbt


In attesa di conoscere le motivazioni, possiamo però dire già oggi che la sentenza 4184 della prima sezione civile della Corte di Cassazione ha segnato un altro importante passo avanti sulla strada di
una sempre più efficace protezione delle coppie omosessuali.
Sono almeno tre i punti che ci sembrano configurare un’autentica rivoluzione copernicana.Da una parte, la Corte afferma che le coppie omosessuali godono pienamente di un “diritto alla vita familiare”, recependo quindi l’orientamento già espresso dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2010 .
In secondo luogo la Cassazione riecheggia quasi testualmente la decisione già adottata dalla nostra Corte costituzionale sempre nel 2010, riconoscendo alle persone omosessuali “il diritto a vivere liberamente una condizione di coppia” con la possibilità di ricorrere ai giudici “a prescindere dall’intervento del legislatore in materia”.
Ma soprattutto la Corte formula importanti affermazioni di principio che sembrano smentire le posizioni recentemente espresse da alcuni politici circa la natura necessariamente eterosessuale del matrimonio. Difatti, la sentenza chiarisce che “è stata radicalmente superata la concezione secondo cui la diversità di sesso dei nubendi è presupposto indispensabile, per così dire naturalistico, della stessa esistenza del
matrimonio”. Grande riconoscenza all’avvocato Francesco Bilotta,vero padre di una strategia giudiziaria che sta trascinando l’Italia dei politici pavidi e balbettanti più vicino all’Europa delle grandi scelte
e dei grandi ideali. Da oggi principi fino a ieri incredibili entrano nel nostro ordinamento come autentico diritto vivente.
Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay
www.arcigay.it

Famiglie, Coppie e Genitori LGBTQI Verona

Famiglie LGBTQ è il Blog di tutte le famiglie, le coppie e i genitori LGBTQI di Verona. Il nostro scopo è il pieno riconoscimento dei diritti per le nostre famiglie e per le nostre unioni.
Se volete ricevere informazioni su di noi, lo potete fare scrivendoci una e-mail: familygay.verona@gmail.com - Altre informazione le trovate presso le sedi delle associazioni e dei gruppi LGBT veronesi.