Solidarietà a Francesco e Manuel.

Ringrazio per questa bella mail "Coppie di Fatto Gay, Lesbo, Trans, Etero"

Sciopero della fame in diretta web "Siamo gay. Vogliamo sposarci"
Da Savona parte la battaglia di Francesco e Manuel: una webcam accesa in casa loro finché il Parlamento non riprenderà la discussione sui matrimoni omosessuali. "Conviviamo da due anni ma per lo Stato italiano non esistiamo". I consigli di Pannella che "di digiuni se ne intende"
di Bruno Persano

Lo sciopero della fame lo faranno in diretta web. Francesco e Manuel vogliono sposarsi ma il Parlamento sembra abbia dimenticato il progetto sulle unioni civili. Ieri hanno protestato sotto le finestre di Montecitorio: oggi, dalla casa a Savona, mostrano online la loro vita senza cibo. “Non mangeremo finché Montecitorio non metterà in calendario le proposte di legge sui matrimoni gay”. Non gli piacciano i paragoni con il Grande Fratello ma assicurano che la webcam rimarrà accesa tutto il giorno. “Trasmetteremo sul nostro sito .
Racconteremo i nostri tormenti e vivremo insieme, virtualmente, a tutti coloro che vogliono sostenerci”.

Francesco Zanardi, 38 anni, imprenditore nel settore informatico, fondatore del movimento Gay Italiani, e Manuel Incorvaia, 22 anni, precario, convivono dal 2007 a Villapiana. Hanno un sogno, sposarsi: i parlamentari gli avevano fatto sperare che presto sarebbe stata varata una legge per le unioni civili e anche il sindaco di Savona gli aveva promesso che avrebbe ufficializzato la loro convivenza, ma le parole si sono perse nel vento e dall’agenda politica il progetto è svanito.

Per questo, Francesco e Manuel hanno iniziato lo sciopero della fame. Nonostante le associazioni gay europee li abbiano avvertiti che con i tempi della politica italiana rischiano di morire di fame, la coppia non demorde: “Abbiamo chiesto consiglio a Marco Pannella: chi, meglio di lui, ci poteva consigliare come sopravvivere allo sciopero della fame”, dice con una punta di ironia Francesco. “Ci ha consigliato di bere tre cappuccini al giorno, ingoiare vitamine e bere, bere tanto. Faremo come lui ci ha detto”.

Sono convinti che la loro battaglia sia giusta, e se il web gli permetterà di avere una visibilità maggiore, ben venga internet: “ Vorrà dire che per mantenere un po’ della nostra privacy, ogni tanto abbasseremo l’audio”. Dalla telecamerina montata sul pc si scorge la finestra del salotto che si affaccia sul balcone e nell’o mbra si intravede il sofà. Francesco, tra i due quello che si mostra più disponibile a sostenere il confronto, in maglietta a maniche corte e cuffie alle orecchie, risponde a chi lo chiama, parla della sua condizione e delle discriminazioni di cui spesso è vittima la comunità gay.

“In Italia ci sono due modi per essere omosessuali: l’una, quella scelta da me e da Manuel è mostrasi al mondo così come si è, senza nascondere nulla a nessuno, in pace con se stessi. Oppure non essere visibile: meno problemi sociali ma molti più interni. Lo Stato ti fa sentire un essere sbagliato. Ma noi non siamo sbagliati. Vogliamo il rispetto dei diritti riconosciuto ai coniugi eterosessuali, così come sancito dalla Costituzione”.

Poi Francesco racconta: “Una sera, durante un viaggio in Grecia, sono stato vittima di una grave aggressione omofobica. Mentre ero all’ospedale pensavo: se da qua non uscirò vivo, Manuel perderà tutto. Non solo me, ma anche tutti i miei averi, la casa, le pensione, tutto. Noi due viviamo come marito e moglie, ma per la legge italiana Manuel non ha alcun diritto, non esiste. E queste cose non sono accettabili in uno stato di diritto”.

Sergio Rovasio, segretario dell'associazione radicale Certi Diritti, il primo a sostenere la protesta della coppia di Savona, è convinto che "se in Italia ci fossero 2-300 pazzi come loro, avremmo già fatto la rivoluzione sui diritti civili". ”Ma pazzi non siamo”, replica con lo stesso spirito ironico Francesco. “Ci appoggiano don Franco Barbero, il leader delle comunità cristiane di base; Anna Paola Concia, Vladimir Luxuria e Franco Grillini, parlamentari ed ex parlamentari che da sempre combattono contro le discriminazioni. Andremo avanti con lo sciopero della fame finché la politica italiana non si ricorderà di noi”.

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